Il corso inizia il 26 marzo, sarà tutti i giovedì sera, 8 sere, dalle 19 alle 22 fino al 14 maggio. Iscriviti chiamando il 338 82 33 742.
Ti voglio raccontare un po’ di storia della pittura a olio. Lo faccio qui perché al corso non ci sarà nessuna lezione teorica ma solo pratica.
Durante le ore del corso di pittura, dopo un accenno (veloce eh!) alle basi del disegno (proporzioni e prospettiva), imparerai a mischiare tra loro i colori, imparerai a dipingere utilizzando la luce per definire le forme, le ombre per dare profondità, utilizzerai pennelli o le spatole per ottenere effetti di velatura o di matericità.
Ecco un po’ di storia della pittura a olio.
Prima dell’introduzione della pittura a olio, all’inizio del XV secolo, si utilizzava in modo diffuso la tempera. I pigmenti ottenuti dalla polverizzazione di vegetali, minerali, conchiglie, ossa e altro, venivano mescolati con il tuorlo d’uovo (o tutto l’uovo) insieme all’acqua.
La tempera asciuga velocemente e per ottenere le sfumature si sono sempre fatte delle velature e sovrapposizioni di colori.
La pittura a olio è il frutto di continue sperimentazioni al fine di trovare la soluzione al problema dell’asciugatura veloce della tempera, per consentire lavori più lenti e curati e quindi risultati più ricchi cromaticamente e maggiore agevolezza per le modifiche del caso. Pigmenti e olio di lino o di papavero.
Pare che questa tecnica sia stata introdotta in Italia dai pittori fiamminghi, diffondendosi tra i grandi dell’epoca: Piero della Francesca (1410-1492) utilizzò sia l’affresco che l’olio. I pittori veneziani, poi, probabilmente sono i primi a dipingere su tela, in sostituzione al legno che si danneggiava più facilmente per l’umidità tipica della laguna. A Venezia tra l’altro, per le stesse ragioni, anche l’affresco era difficile da conservare.
Le tele si potevano dipingere in studio e trasportare agilmente.
Nel Rinascimento ogni grande artista sperimenta l’utilizzo della tela e ne definisce la propria miglior tecnica di preparazione. Leonardo da Vinci (1452-1519), per esempio, sosteneva che la superficie di un dipinto dovesse essere liscia come lo smalto, Tiziano (1487-1576) invece dipingeva in maniera “calligrafica” e più materica.
I soggetti dei quadri nei secoli sono stati vari a seconda del predominio della chiesa, o del mecenatismo privato di nobili o ricchi mercanti. Si dipingevano soggetti allegorici o biblici, ideali di bellezza, stile naturalistico, scene di vita quotidiana, ritratti, paesaggi marini o di campagna o ancora urbani.
Il XIX secolo è stato un momento di grandi e rapidi cambiamenti. Gli impressionisti cominciarono a dipingere di tutto. Tutto quello che avevano davanti ai loro occhi, dipingevano all’aperto, nelle caffetterie, i treni e la vita di tutti i giorni di Parigi.
Una corrente che ha davvero spaccato con una tradizione pittorica più legata alle necessità autocelebrative della committenza.
Liberi di esprimersi iniziarono a raffigurare le impressioni che generava in loro la realtà, senza vincoli.
Vincent Van Gogh, Paul Gauguin e anche Paul Cézanne sono quelli che in seguito cominciano a spingersi ancora oltre quello che vedono e lo ritraggono in maniera sempre più personale, arrivando anche a modificare la visione del reale in maniera più espressiva.
E’ la volta quindi dell’espressionismo che raffigura scene, personaggi indagandone gli aspetti psicologici. In seguito tante diverse correnti pittoriche si susseguono con intenzioni e contenuti diversi che in qualche modo modificano la forma di ciò che viene ritratto fino ad arrivare alle forme di astrazione dalla realtà: Wassily Kandinsky (1866-1944) e Piet Mondrian (1872-1944) sono solo un paio di esempi. In seguito ci sarà l’utilizzo estremo di qualunque supporto, tecnica, colore, elemento per esprimere se stessì e per sublimare la paura della morte. Ma questa è un’altra storia.
Noi, in questo caso, ci occuperemo solo di pittura per trovare del buon tempo per stare bene.
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